Nel Lazio, più nel dettaglio nella valle del Tevere, c’è un mare. Quello composto da quel tufo che colora di bianco i calanchi e i terreni di queste zone. Le splendide località di Orvieto e Civita di Bagnoregio non sono lontane. Qui, per la precisione a Castiglione in Teverina, la famiglia Verdecchia si ferma in un luogo, siamo negli anni ’90, che gli fa perdere il fiato. Il nome? Tenuta La Pazzaglia. Su poco meno di 40 ettari i fratelli Verdecchia si dividono tra Pierfrancesco che segue il lato agronomico, Maria Teresa quello enologico e Laura quello più amministrativo. In vigna la parte più estesa degli ettari aziendali sono dedicati al Grechetto; bacca bianca più coltivata da queste parti, nonché una delle più sottovalutate specie rispetto alle qualità di tenuta nel tempo: davvero molto buone. Tenuta la Pazzaglia decide di puntare parecchio sulla qualità delle proprie uve. Un credo che qui viene santificato quotidianamente, evitando, da anni, diserbanti e utilizzando nei trattamenti soltanto rame, zolfo e altri prodotti certificati biologici. Visto l’elevato livello di attenzione in vigna, nella fase di trasformazione in cantina si utilizza in prevalenza acciaio, cosicché siano le iterazioni tra suoli e varietà di uva ad esprimersi al meglio all’interno delle varie etichette.
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