Siamo o almeno ci consideriamo una società evoluta, che ha superato diversi retaggi, come ad esempio i riti di passaggio. Jonathan Pabiot, giovane produttore di una cantina con sede a Les Loges, porta su di sè una serie di simboli, come i tatuaggi o un dilatatore del lobo dell’orecchio, che presso alcuni popoli certificano il passaggio di un individuo all’età adulta. Il rito di passaggio che tuttavia più di tutti sancisce che Jonathan è diventato un uomo, ma soprattutto un produttore adulto, riguarda invece la scelta di fare vini sì molto tradizionali, ma prodotti seguendo la biodinamica (dal 2016 ma già biologica dal 2006). Per lui questa filosofia produttiva non è opportunità commerciale, ma una necessità interiore. Una che gli ha fatto comprendere come la vigna non potesse essere un’entità slegata dal resto della natura che la circonda. Il toccare poi con mano quelle connessioni tra radici, rocce e piante circostanti gli hanno fatto maturare l’idea che tutto dovesse rimanere connesso ed in equilibrio. Forzare perciò anche solo uno degli elementi del suo ecosistema (20 ettari), per intenderci il vigneto, avrebbe portato a uno squilibrio. Da qui si capisce come i suoi vini siano equilibrati, autentici e realmente ‘saporiti’ a seconda dei terreni (marna, argilla, calcare o silex) da cui provengono. In cantina acciaio e legno mai nuovo per le etichette più importanti, come l’Eurythmie, letteralmente ‘buon ritmo’ come quello che avvertirete in bocca assaggiandolo, e Utopia ovvero un’aspirazione a base di Sauvignon Blanc che grazie a questo vino diventa realtà.
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