Tra le bacche rosse della Puglia dopo il famoso duetto di Negroamaro e Primitivo bisogna tirare in ballo il Nero di Troia. Le sue origini? Incerte attorno alle quali si alternano leggende, pare lo abbia portato Diomede una volta terminata la guerra di Troia, e parallelismi parentali con vitigni presenti sulle coste albanesi e greche. Dopo l’incerto, il certo, ovvero che qui siamo di fronte, come ribadisce sempre anche Roberto Perrone Capano, patron dell’azienda Santa Lucia, a un vitigno che appaga chi sa di vino, ma che ‘stende’ letteralmente chi non lo sa assaporare, limitandosi a semplicemente a berlo. L’amore per il Nero di Troia, ma il discorso potrebbe valere facilmente anche per altri vitigni autoctoni della Puglia, per l’azienda Santa Lucia arriva da una storia lunga due secoli, come dimostra il fatto che Santa Lucia proprio nel 2022 ha spento 200 candeline. I vigneti aziendali da anni sono condotti in biologico. In cantina le etichette, solo vitigni in purezza, prendono forma mediante acciaio per il bianco e una combinazione di acciaio e legni di diverse capacità per i due rossi.