Quando si parla di nuovo mondo enologico non viene di certo in mente il Giappone. Invece sul finire dell’800 da qui partirono due emissari di una giovane cantina. Direzione? Francia. I due tornarono con un ricco bagaglio di conoscenze, che tuttavia decisero di applicare ad un’uva autoctona: il Koshu, varietà dalla tipica colorazione rosata degli acini. La leggenda di Château Mercian nasce qui, ma cresce grazie a diversi terroir (in prevalenza ghiaia e argilla, con altitudini fino a 600 metri slm), sparsi sulle quattro prefetture dell’isola più grande del Giappone. Su di essi, in molti casi sin dagli anni ’70, sono piantati Cabernet Sauvignon, Merlot, ma anche Chardonnay e Riesling. Tuttavia è il Koshu ad essere una delle più importanti risorse vitivinicole di quest’azienda. Una tipologia arrivata qui circa 1300 anni fa grazie alla via della seta, che ha visto crescere il proprio potenziale enologico grazie a studi intrapresi insieme all’università di Bordeaux. A questo si sono affiancate le cure maniacali in vigna da parte dell’azienda, come dimostra il fatto che in periodi pre-vendemmia ogni grappolo è protetto dalle precipitazioni non solo dal sistema di allevamento a pergola, ma anche da un metodo artigianale di copertura dei grappoli, simile a piccoli ombrellini. La cura in vigna di Château Mercian prosegue anche in cantina; più di una in realtà. Le cantine di vinificazione dell’azienda sono tante quante sono le zone di coltivazione. La regola che da sempre si è prefissa Château Mercian nel realizzare le proprie etichette è stata quella di abbinare finezza ed eleganza.