La classe non si compra né si sfoggia, altrimenti diventa altro. Per fare un vino di classe un’azienda deve avere qualità territoriali ma soprattutto un’identità produttiva precisa, che se ne frega delle mode enologiche, per rispondere a un solo comandamento, quello di dare piena espressione al proprio territorio. Presso Castell’in Villa nulla è forzato, come dimostrano i 300 ettari di azienda, di cui una trentina dedicati agli ulivi e solo una cinquantina alla vite. Le piante crescono perciò solo sulle migliori argille di Castelnuovo Berardenga. Piante vecchie che producono meno, ma meglio. In cantina l’occhio della principessa Coralia Pignatelli, una che vendemmia qui dall’inizio degli anni ’70, vigila su una produzione fatta certamente di savoir-faire, scelte precise rispetto ai materiali (solo legno grande), anche se l’elemento decisivo che concorre a infondere classe alle sue etichette è sicuramento il tempo. La pazienza di attendere la materia e i suoi ritmi è qui fondamentale e pazienza se gli altri producono diversamente. I vini di Castell’in Villa sono tra gli esempi più brillanti di come il Sangiovese possa affinare in bottiglia per moltissimi anni.