Non hanno mai fatto il passo più lungo della gamba, nonostante le abbiano ben piantate per terra. Nello specifico quella di Bolgheri, dove i nonni delle attuali proprietarie, Lisa e Martina, arrivano negli anni ’50. All’epoca i Chiappini si occupava genericamente di agricoltura. Per la viticoltura bisognerà aspettare che papà Giovanni decida di acquistare 5 ettari sulla via Bolgherese. Piccole parcelle tra cui, già allora, spiccano i 2,5 ha del vigneto chiamato ‘le Grottine’, un punto di partenza per papà Giovanni e per i Cabernet che ancora oggi compongono il Guado de’ Gemoli, il vino top di questa realtà. Oggi l’azienda ne ha messi insieme 35, di cui 17 vitati. Motivo di questa disparità colturale? Il più importante riguarda la natura di questa realtà. Una che vuole rimanere fedele alle proprie origini artigianali, non esagerando mai con il numero di bottiglie, al massimo 100000, anche perché ottenute senza comprare uva e con il lavoro in primo luogo di tutti i componenti della famiglia. Il secondo motivo del non utilizzo per la vite di tutti gli ettari a disposizione, si deve invece alla forte presenza in azienda di un’altra coltivazione tipica del luogo: l’ulivo. Le etichette prodotte da Chiappini sono realizzate mediante le varietà classiche del bolgherese (l’età media delle viti si aggira attorno ai 40 anni), con un’unica concessione a bacca bianca: il Vermentino. In cantina le etichette di Chiappini sono realizzate mediante acciaio in fermentazione e legno piccolo, ma sempre meno nuovo, in affinamento. Il risultato sono vini fatti con la perizia di ieri, ma che alla fine risultano essere portatori sani di un’eleganza, tutta al femminile. Lo hanno capito anche quelli di Wine Enthusiast, che all’annata 2009 di Guado de’ Gemoli, il Bolgheri Doc Superiore di Chiappini, ha attribuito 100/100.