I Roy sono da generazioni (addirittura 10) di queste parti. Vincent e Dominique, attualmente alla guida di questo finage, portano la barba non perché aderiscano alla corrente hypster, ma perché essendo così appassionati ai loro 12 ettari, forse, la barba, gli cresce perché non hanno tempo di farsela, dovendo lavorare i loro vigneti, in gran parte domiciliati ad Auxey-Duresses, alcuni dei quali classificati persino premier cru. La loro cura delle piante è consapevole, specie del fatto che alcune di esse sono state piantate all’inizio degli anni ’50 per il Pinot Nero e negli anni ’70 per lo Chardonnay. Un patrimonio che in fase di trasformazione il domaine non vuole assolutamente perdere. La vinificazione è perciò semplice, con un piccolo utilizzo di raspi, poi temperatura controllata e un anno di legno in affinamento. La percentuale di botti nuove è davvero contenuta e non supera mai, al di là dell’annata, il 20%. Lo stile dei vini del Domaine Roy è molto diretto, immediato, pur tuttavia mostrando doti di complessità molto buone e persino migliori capacità di affinamento in bottiglia.
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