Come una lasagna. Indigesta se assaggiata, visto che ha che fare con la terra, ma deliziosa per le viti di Aglianico. Siamo sul Vulture, un vulcano spento in Basilicata, alto ben 1300 metri sul livello del mare. I terreni sulle pendici del vulcano ospitano la vite che affonda all’interno di suoli vulcanici lasciati in dote dalle diverse colate, alternati a strati di argilla, simbolo dei periodi d’inattività del vulcano. Questa lasagna di suoli diversi permette alle piante di assorbire minerali preziosi e di avere acqua a sufficienza, l’argilla lavora come una spugna, nei periodi caldi e siccitosi. Da tutto questo è partita Elena Fucci che, dopo aver intrapreso gli studi di enologia a Pisa, decide di portare avanti l’azienda del nonno. Negli anni gli ettari a sua disposizione sono quasi gli stessi, in totale 7,5, a cambiare invece è stata la mentalità produttiva -votata all’eccellenza- e la cantina, rifatta nel 2015 e da qui in avanti totalmente autonoma da un punto di vista energetico. I vini sono realizzati mediante un mix di materiali che prevedono acciaio, legno e anfore. Accanto al Titolo (dal nome della casa di famiglia), etichetta simbolo dell’azienda, sono comparse anche altre referenze come: il Superiore (affinamento 24 mesi di barrique per metà nuove e ulteriore affinamento in bottiglia), il Superiore Riserva (elevage in legni di diverse capacità per 3 anni) e l’Anfora (fermentazione in terracotta a temperatura controllata). Novità, nuovamente prodotta interamente con Aglianico, è il Rosé chiamato: Titolo Pink Edition. Un’etichetta che Elena definisce: “il mio vino poco rosso”, ma ha carattere da vendere. Ulteriore novità per la cantina di Elena è il Vermut, ottenuto da Aglianico, in cui sono messe in infusione le stesse erbe spontanee presenti nei vigneti. I nomi? Rucola, nepitella, rosmarino e finocchietto.
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