Un mito dell’enologia di casa nostra, uno che per altro ha avuto il merito di trainare le etichette del sud nell’olimpo dei grandi vini in senso assoluto. Il mito nasce tuttavia a Roma, a metà degli anni ’80, in un’enoteca in cui si assaggia, si ride, si fantastica e si progetta. I protagonisti nei bicchieri sono alcuni dei migliori vini al mondo, ma anche coloro che i calici li tengono in mano non sono da meno: Renzo e Riccardo Cotarella, Daniele Cernilli, Remy Krug e Silvia Imparato. Per lei che in precedenza era stata fotografa, si passa dall’amicizia all’amore, quest’ultimo da intendersi verso l’immagine di un grande vino del sud, che prende forma da vigneti sormontati da un castello. L’azienda Montevetrano è grande, 26 ettari, il vigneto molto meno, in totale 5 ettari. La prima annata di questo vino che ha lo stesso nome dell’azienda da cui è prodotto è la 1991. L’idea dietro a questa etichetta, rivoluzionaria per allora, è stata quella di mescolare internazionale, Cabernet Sauvignon e Merlot, e locale (Aglianico). Dopo vent’anni dalla prima annata del Montevetrano l’azienda dà vita a Core. Una seconda etichetta oggi proposta in due versioni: la rossa a base Aglianico, mentre quella bianca è frutto di un blend di Greco e Fiano.