Un avvocato curioso, una giornalista, un docente universitario e un’azienda. Non siamo nelle solite barzellette multi-personaggio, ma in una storia, serissima, che ha dato vita ad un’azienda prima, ridando addirittura una seconda esistenza a vitigni dimenticati e quindi a forte rischio di estinzione. Peppe Mancini è colui che ricopre il ruolo di avvocato e curioso, specie rispetto a quelle varietà, piuttosto utilizzate in epoca borbonica, ma poi cadute in disuso per problemi di moda enologica e ridotta produttività. Manuela invece da giornalista presso il Mattino, il quotidiano di ‘casa’ in Campania, diventa produttrice, anche se continua a scrivere, insieme a Peppe, la storia dell’azienda chiamata Terre del Principe. Luigi Moio infine è il docente grazie a cui qui si recuperano antiche varietà della zona come: Pallagrello (esiste sia la versione bianca sia quella rossa) e Casavecchia (origini incerte ma sicuramente risalente all’epoca romana). I due vitigni, in realtà tre visto la doppia veste cromatica del Pallagrello, sono ancora oggi le uniche varietà coltivate in azienda, su terreni in prevalenza composti da sabbia e rocce vulcaniche. In cantina la fermentazione avviene solitamente in acciaio, mentre l’affinamento, specie per i rossi, è realizzato in barrique di diversi passaggi.
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